Te lo sussurrà Falpalà – Anche io sono migrante

Questo fine settimana ero in Svizzera per una formazione. Lavoro intenso. Niente tv e niente internet (per scelta). Due giorni fuori dal mondo.
Ieri rientro in Italia stanca ma tanto felice.
Compro il giornale e prima di aprire la libreria mi soffermo soddisfatta a guardare la vetrina che ho preparato per il 25 aprile.
Una vetrina piena di libri che raccontano la Libertà e come l’abbiamo conquistata. Libri che raccontano e spiegano i diritti dei grandi e dei bambini. Libri che raccontano la guerra e spiegano perché è sbagliata. Libri in cui credo fortemente.

Apro la libreria. Apro il giornale.
Sbam. Uno schiaffo: “Strage al largo della Libia: morti in mare tra 700 e 900 migranti”.
Tra 700 e 900 morti. In un giorno. Sono numeri da guerra.
Ed io che ero tanto soddisfatta per la mia vetrina sulla libertà…

Scrivo questo post ora per sussurrarvi due libri. Due titoli importanti, a mio parere, in questo momento.

– “Fu’ad e Jamila” di Cosetta Zanotti ed illustrazioni di Desideria Guicciardini, Lapis Edizioni.

– “Bellosguardo” di Manuela Salvi ed illustrazioni di Francesca Assirelli, Sinnos Edizioni

Fu'ad e Jamila_ Farollo e Falpalà Bellosguardo_Farollo e Falpalà

 

Fu’ad e Jamila racconta la storia di due giovani migranti di oggi.
Fu’ad accarezzò la pancia tonda di Jamila e la baciò pensando che il loro bambino sarebbe nato al di là del mare, oltre l’orizzonte, nella terra dove tutto è possibile, là dove la notte non esiste e il cibo non manca.

Fu'ad e Jamila_Farollo e FalpalàRacconta dell’attesa del segnale per partire, della tanta gente pronta ad andarsene…molti più del previsto. Racconta la rabbia, il dolore, il sacrificio, le paure e le tante speranze
Se avesse potuto gridare al mare avrebbe urlato quanto è buia la guerra, quanto è nera la fame e come il blu profondo della nostalgia le stringeva il cuore. Fu’ad la raggiunse, si sedette accanto a lei e diede un ultimo sguardo alla battigia. Addio terra, addio profumo di casa.
(…) Voci gravi di uomi ammassati sul ponte che discutevano di quanto fosse costato quel viaggio, dei debiti accumulati, della speranza di incontrare un parente dall’altra parte del mare.

Racconta del barcone troppo piccolo per tutte le persone accalcate l’una sull’altra e per tutti i loro pensieri.
Racconta  dei fulmini, della pioggia, delle onde che si ingrossano e della tempesta. Racconta le urla.
Ad uno ad uno nella tempesta si lasciavano inghiottire dal mare. La gente gridava impaurita e chiedeva aiuto al cielo, a Dio, alla sorte. Lasciare un sogno significa morire. E nessuno voleva morire.”

Fu'ad e Jamila_Farollo e FalpalàRacconta dei soccorsi, della confusione, della paura di essere vivi senza la propria “vita” accanto. Fu’ad è solo sulla barca dei soccorritori, ha paura che Jamila l’abbia presa il mare e con lei il loro bambino. Rabbia.
Poi, nel silenzio, un vagito.
Fu’ad capì. Lei che era il suo respiro, la sua casa, lei che era il suo cuore. Lei…era ancora viva! Qualcosa brillò nella notte: un sussulto del cuore, un salto di onde, un respiro del mare che finalmente calmo sembrò dire:”Benvenuto bambino. Questa notte una coperta di stelle sarà il tuo letto, le mie braccia di schiuma saranno la tua culla e tra poco il sole illuminerà la tua prima giornata in questo mondo. Ti cullerò creatura ora che sei nata perché tu meriti di essere amata”.

Fu'ad e Jamila_Farollo e Falpalà

Il secondo libro racconta una storia simile, più antica e, per certi versi, ancor più vicina.
L’ho scelto perchè Bellosguardo è Memoria.
Io lo sento particolarmente vicino per via di una “dialettografia” familiare.
La premessa del libro ci racconta che dal 1889 al 1912 Ellis Island è stata il luogo di arrivo per tutti coloro che andavano in America in cerca di una vita migliore. Ci racconta delle moltissime famiglie che decidevano di partire, abbandonare la propria terra per raggiungere “L’America”.
Era il 1902 e al porto di Napoli ogni giorni arrivavano per imbarcarsi centinaia e centinaia di persone, nessuno ricordava di aver mai visto tanta gente con la voglia di partire. Erano soprattutto poveracci con delle sacche sulle spalle e i vestiti rammendati alla meglio, venivano da tutto il meridione e ognuno c’aveva negli occhi la scintilla della speranza e l’ombra buia della paura e della nostalgia.

Bellosguardo_Farollo e FalpalàBellosguardo è un bambino scappato dall’orfanotrofio e chiamato da tutti così perchè indossa sempre una maschera di pulcinella da cui spuntano solo i suoi occhi neri e lucidi, tanto profondi da mettere commozione.
Ogni giorno canta al porto e saluta tutta questa gente in partenza chiedendosi dove mai andrà e la risposta degli umini che partono è “Andiamo da Ellis, una donna che è una poesia” (…) “Fa Ellis di nome e Island di cognome” perché quella presa in giro bonaria a Bellosguardo permetteva di scacciare un po’ la paura, di allargare un po’ quel cuore soffocato dalla consapevolezza che Ellis Island era il posto in cui si sarebbe deciso il loro destino.

Bellosguardo ascoltava a bocca aperta e cominciava a sognarsi questa ricca e generosa signora pure la notte” e così decide di partire. Non avendo i soldi per il biglietto si intrufola non visto nella stiva di una nave diretta in America.
Bellosguardo quel viaggio non se lo scordò mai, gli pareva non dovesse finire più. La fame gli faceva fare gli incubi pure da sveglio e il freddo gli aveva fatto venire una tosse che lo scuoteva fino alle ossa, e c’era una puzza tremenda perché non ci si poteva lavare. A Bellosguardo non era mai piaciuto lavarsi, ma lì era troppo esagerato anche per lui. Poi finalmente qualcuno si era messo a gridare: l’America! L’America!

Pieno di aspettative e sogni, Bellosguardo scende dalla nave ma la prima persona che incontra è un uomo con i baffi neri che parla una lingua sconosciuta. Con forza viene portato dal medico per la visita, la maschera (la cosa per lui più importante al mondo, l’unica cosa sua) gli viene tolta con forza e gli viene rubata.
Bellosguardo stava nudo in una stanza fredda, mentre un medico americano lo controllava, lo tastava, lo scrutava. I grandi occhi neri senza maschera sembravano due volte più grandi

Bellosguardo_Farollo e FalpalàCon una grande X bianca disegnata sul corpo, segno che con una tosse come la sua non può entrare in città, viene portato in ospedale dove nessuno lo capisce, nessuno risponde alle sue domande. Intorno è solo indifferenza. Lui vuole solamente sapere dov’è Ellis, dov’è il suo universo di possibilità.
Poi finalmente Bellosguardo la vide quando ebbe la forza di alzarsi e andare alla finestra: era enorme, immensa, se ne stava dritta a guardare il mare con un braccio alzato e una fiaccola in mano“.
Finalmente, Bellosguardo trova la sua Ellis, la sua Libertà.

Bellosguardo_Farollo e FalpalàIn realtà Bellosguardo è molto più di quello che vi ho raccontato: è un libro che denuncia la condizione dei bambini nell’emigrazione italiana.

Questi due libri da oggi li troverete oltre che sugli scaffali anche in vetrina. In quella vetrina che ci ricorda come l’abbiamo conquistata la nostra Libertà.
Perché non dobbiamo dimenticare che la Libertà non è data. Non è scontata.
Dipende da noi, dalle nostre scelte, dalla nostra memoria.
Gianni Rodari scriveva:
“Vorrei che tutti leggessero.
Non per diventare letterati o poeti
ma perchè nessuno sia più schiavo”.
Questi libri vi attendono per raccontare ai vostri bambini come si diventa e quali sono alcune volte i percorsi che si intraprendono per diventare donne e uomini liberi.
Grazie

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